Firmato il 20.05.2024 il decreto attuativo per i crediti d’imposta

Sbloccato il credito d’imposta per le imprese che investono nella Zona economica speciale unica del Mezzogiorno. Un intervento che vale 1,8 miliardi di euro stanziati con il decreto Sud dello scorso settembre.

Il ministro dell’Economia ha firmato il decreto attuativo che consente dal 12 giugno al 12 luglio alle imprese interessate di comunicare all’agenzia delle Entrate l’ammontare delle spese ammissibili sostenute dal 1° gennaio 2024 e quelle che intendono effettuare fino al prossimo 15 novembre, data ultima per accedere all’incentivo.

Il modello per la comunicazione dovrà ancora essere approvato con successivo provvedimento

Beneficiari

Il decreto attuativo sana una situazione che aveva portato molte imprese a sospendere o rinunciare agli investimenti, considerata l’incertezza che dura da inizio anno. Oltretutto, l’intera strategia del governo sulla Zes unica è ancora incompleta perché non è stato emanato l’atteso Piano strategico.

Il credito d’imposta è aperto a tutte le imprese, indipendentemente da forma giuridica e regime contabile, già operative o che si insediano nella Zes unica, per investimenti iniziali di minimotra 200mila euro e massimo 100 milioni di euro. Sono agevolati l’acquisto o il leasing di macchinari, impianti e attrezzature destinati a strutture nuove. È ammesso anche l’acquisto di terreni e l’acquisizione, realizzazione o l’ampliamento di immobili strumentali, ma entro il 50% del valore complessivo dell’investimento agevolato. Sono invece esclusi i beni autonomamente destinati alla vendita, quelli trasformati o assemblati per la vendita finale e i materiali di consumo. Il perimetro geografico include le zone assistite delle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia e quelle della regione Abruzzo individuate dalla Carta degli aiuti a finalità regionale 2022-2027.

Entità del contributo

Il credito d’imposta è differenziato per Regioni, dimensioni di impresa ed entità dell’investimento. Vale il 40% degli investimenti ammissibili nelle regioni Calabria, Campania e Puglia; il 30% in Basilicata, Molise e Sardegna; 15% in Abruzzo. Deroga speciale, e incentivo al 50%, in due aree particolari, Taranto in Puglia e il Sulcis in Sardegna, interessate dal programma Just transition fund finanziato con i fondi europei. Ma le percentuali cambiano in base al valore del progetto ammissibile. Sotto i 50 milioni, i massimali sono aumentati di 10 punti percentuali per le medie imprese e 20 per le piccole imprese. Riassumendo dunque, il beneficio più alto arriva al 70% per una piccola impresa che effettua un investimento inferiore a 50 milioni nella provincia di Taranto o nell’area del Sulcis.

Il decreto attuativo chiarisce poi che per i progetti superiori a 50 milioni l’incentivo deve essere calcolato secondo la metodologia dell’«importo di aiuto corretto» del regolamento Ue 651/2014 e prevede un rigido meccanismo di controllo per verificare il rispetto del tetto delle risorse, fissato a 1,8 miliardi di euro. Al di là delle percentuali prima esposte, infatti, l’ammontare reale del credito d’imposta spettante sarà determinato dall’agenzia delle Entrate rapportando il limite complessivo di spesa all’ammontare complessivo dei crediti d’imposta richiesti. In pratica, se le richieste supereranno il limite di 1,8 miliardi, il credito d’imposta sarà proporzionalmente ridotto tra gli aventi diritto.

Cumulabilità e vincoli

Il credito d’imposta Zes non sarà cumulabile con quello del programma Transizione 5.0 mentre la cumulabilità è prevista con altri incentivi che non sono aiuti di Stato, con aiuti de minimis e con altri aiuti di Stato che hanno ad oggetto i medesimi costi a condizione che il cumulo non porti al superamento dell’intensità di aiuto più elevata consentita dalle regole Ue.

Se i macchinari oggetto dell’investimento non entrano in funzione entro il secondo anno, il “bonus” viene rideterminato al ribasso escludendo questo costo. E lo stesso vale se, nei primi cinque anni, il bene viene dismesso, ceduto a terzi, destinati a finalità estranee all’esercizio d’impresa o a strutture produttive diverse da quelle che hanno dato diritto all’agevolazione. Non solo. C’è anche l’obbligo di mantenere l’attività nella Zes unica per almeno cinque anni una volta completato l’investimento, pena la decadenza completa dai benefici.

Tra gli adempimenti a carico delle imprese, oltre alla comunicazione preventiva all’agenzia delle Entrate, è prevista anche una certificazione obbligatoria, rilasciata dal revisore dei conti o da una società abilitata, che attesti l’effettivo sostenimento delle spese.

 

 

 

 

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